Archivio mensile:aprile 2011

Piccole soddisfazioni

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La vita è fatta di cose piccole. Come la risata quando il professore di biologia cita il pisello odoroso di Mendel oppure durante le traduzioni di latino spuntavano le parole fellatio o puttana. O quando scoprivi per la prima volta il verbo koleazo. Roba piccola, ma che ti illumina la giornata.

Ecco, in merito a quanto scritto circa un mese fa qui, oggi ho ottenuto il rimborso del 50% del prezzo del biglietto da parte di Trenitalia.

…e in una giornata nella quale il governo ha detto che le pompe di benzina possono sbagliare di più (ah, anche pompe di benzina era una delle piccole soddisfazioni quotidiane ai tempi del liceo) mi sento ancora più soddisfatto.

Che poi è come quando vai a fare la spesa e paghi un po’ di meno il totale. Capita a tutti, no?

PS: La giornata più bella però è stata quando ho scoperto l’ambivalenza del verbo ripetere, petare più volte.

Grow some eggs

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Ventitrè Aprile: immagino Steve Jobs che gusta il suo uovo di Pasqua alla faccia di chi lo dava morto già da un mese.
Nel mio non troverò orecchini di diamanti, biglietti aerei, nè risposte a domande assillanti. Se alle scarse aspettative sulla sorpresa aggiungiamo  i sensi di colpa da bilancia in agguato, credo che quell’enorme carta verde resterà intatta ancora per molto.

Così mi godo casa,  i palazzi dai colori improbabili, spuntati in luoghi in cui a Natale il mio cane non trovava spazio per fare pipì; roba da perdersi nel proprio quartiere, e ritrovare la strada seguendo i paletti delle interruzioni stradali, che sono uguali ed immobili da anni. Che dire delle inquietanti pale eoliche sulla costa? Coprono le colline fino all’orizzonte,  come gli eserciti all’attacco nei film di guerra. Pare che producano briciole di energia, ma continuano misteriosamente ad aumentare. Indispensabili, quegli orrendi mulini.
E infine mi godo la quantità imbarazzante di manifesti elettorali per le amministrative.


Centomila abitanti, millesettecento candidati: millesettecento slogan che sono l’uno l’anagramma dell’altro. Millesettecento frasi diverse, composte con circa tre-quattro parole.
Trecentocinquanta milioni di euro:  il costo di aver scelto due date diverse per il referendum e per le amministrative. Il costo dell’ennesimo sforzo compiuto dal governo per salvare il legittimo impedimento.

Ma facciamola, una legge ad personam! Una e sola. B. assolto da qualsiasi peccato: veniale o mortale. Furti di chewing-gum nei tabacchini, corruzione, divieti di sosta e omicidio. Però poi basta. Poi lasciatemi l’acqua pubblica.

Troppo impegnativi, per essere pensieri da vacanza.  Anche perchè il finale è già scritto. Le pale aumenteranno, il mio cane dovrà  fare pipì su mattonelle arancio-verde-pugno-in-un-occhio, il legittimo impedimento non sarà abrogato, i paletti aficionados resteranno lì, e nel mio uovo di pasqua troverò una spilla di plastica a forma di cuore.

Farei bene a  limitarmi a bere birra, dormire e mangiare.

Eppure, non so perchè, in questi giorni ho un istinto da quattordicenne, con la maglia del Che, ad una manifestazione contro il ministro dell’istruzione. Forse è il momento to grow some balls, come direbbe la mia british friend.

Magari gli orecchini di diamanti li guarderò in vetrina. Ma un biglietto aereo, una scheda elettorale e qualche risposta andrò a prenderli.
Buona Pasqua.

Ehm…

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…sì, scusate!

C’ho la crisi di mezza età ed una crisi di idee che non mi permettono di abelianizzarmi molto; e poi in questo periodo c’è la cioccolata fondente. E Bach. E i moduli. E The Walking Dead è un capolavoro.

Insomma Auguri, godetevi Pasqua e la Pasquetta.
Non dovessimo sentirci nel frattempo.

Moretti

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Stamattina dovevo tornare a Bari.
Sticazzi!

Sticazzi sì, se non fosse che qualcuno ha deciso di tagliare a tutto il deposito Sita, la cinghia di distribuzione. Che poi è un po’ come sparare sulla Croce Rossa.

E noi, piccolo manipolo di temerari, ad attendere alla mercé di Eolo ben oltre l’orario indicato, finché per grazia ricevuta non sappiamo l’accaduto. Fiero dei miei 3090 Km di qualche settimana fa, decido di trovare un’alternativa valida, che mi riesca a portarmi a destinazione pur senza aspettare l’età della mia pensione.

Idea: Prenderò il pullman che porta alla FIAT di San Nicola (vedi che Marchionne alla fin fine qualcosa di buono lo fa?) e cambierò prendendo il pullman per Bari. Tempo della coincidenza 10 minuti. Semplicemente perfetto!

Attendo l’autobus Moretti che arriva puntualissimo. Appena salgo la folgorazione: ascoltava i Dire Straits.

Questo sì che è di buono auspicio per il mio viaggio. In fondo sulla SITA le uniche stazioni che usano sono Radio Norba o Radio KissKiss. Quando trovi l’autista emancipato allora potrebbe anche scappare RTL. Ma non altro.
Secondo me è in base a questo che scelgono il candidato autista. Non c’è altra spiegazione!

Invece Moretti no! Ha tirato fuori lungo il tragitto il meglio degli anni ’80; dai Dire Straits ai Toto. Se metteva anche Extreme e Mr. Big, credo avrei lasciato l’università per andare a lavorare alla FIAT. Solo per prendere il mitico pullman Moretti.

Poco importa se viaggia così lento che se al posto della tartaruga ci fosse stato lui il paradosso di Zenone sarebbe stato risolto molto prima. Davvero nulla di tutto ciò è importante di fronte a quello stero col mangianastri. E che nastri poi!

C’è bunga bunga e… bunga bunga

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Il senso dell’umorismo dei tedeschi certe volte lascia proprio a desiderare.
Se poi questa canzone è in cima alle hit parade del loro paese, si può concludere facilmente che non ci capiscono niente di musica.

Traduzione:

Questa terra è Milano / è come in Thailandia
facciamo un gran party /per il Papi del paese

compro una bella ragazza / per il materasso
il livello è proprio così basso / nel mio bunga-low

Silvio Amore eh eh / Bunga Bunga eh eh
Come il maccarone / Di Silvio Berlustconio

Bunga con la grappa / tanto paga Papà
Waka waka popo / così è Silvio …

Io allora prendo atto e rilancio:

It’s a Knockout

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Abitudine diffusa tra gli esseri umani è osservare una qualsiasi forma d’arte e chiedersi della situazione e delle sensazioni che hanno portato l’autore a comporla. A volte, anche del suo scopo, quando ce n’è uno. Io lo faccio sempre, e l’ho fatto anche negli ultimi due giorni.

Ammirando quel nostalgico nero sbiadito su bianco da macchina da scrivere, che mi fa pensare sempre alla Lettera 22 di Indro Montanelli, ho riflettuto sullo scopo dell’autore dei decreti di indizione del referendum del 12-13 Giugno 2011, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

  1. nuove centrali per la produzione di energia nucleare
  2. modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica
  3. determinazione della tariffa del servizio idrico integrato
  4. legittimo impedimento


Se fossero stampati e rilegati saprei dove riporli: nello scaffale più alto della libreria, quello alto tre volte me. Proprio lì, tra il mini-manuale di grammatica italiana color beige misto polvere e gli avvincenti romanzi di Susanna Tamaro, che ti regalano perchè, dopotutto, sei una donna e gli Harmony dal giornalaio erano finiti.

La sensazione alla prima lettura è ben definita: immensa gratitudine nei confronti di me stessa, che di Giurisprudenza conosco solo l’aula studio, e solo perchè a luglio gode di temperature che nulla hanno da invidiare alla Groenlandia.

Si sa, documenti del genere sono comprensibili esclusivamente all’autore, uno strapagato sgargino del Ministero, che mi fa sempre un po’ tristezza. E non mi riferisco al burocratese, della cui necessità non sono mai riuscita a convincermi, ma al fatto che se riesci a tradurlo in un discorso consequenziale e compiuto, con tutti quei riferimenti, diventi campione ad honorem di Jeux Sans Frontières.

Non parliamo poi della modalità di votazione, che ha rubato il primo posto a ‎«L’euro ci ha rovinati.»  nel podio delle

“Lamentele comuni senza speranza di ascolto”.  La solita storia del “vota sì” se sei favorevole all’abrogazione, “vota no” se sei contrario all’abrogazione, quindi “vota sì” se sei contrario alla legge e  “vota no” se sei favorevole alla legge. Però in realtà, se sei contrario all’abrogazione, e quindi favorevole alla legge, non andare a votare proprio.  Dimenticavo, lungo la strada verso il seggio, salta su un piede solo, con un bicchiere pieno sulla testa, e non toccare  la linea tra due mattonelle, pestane sempre il centro. Altrimenti, il voto sarà indiscutibilmente annullato.

Attention… un, deux, trois…FIIIT !

Per fortuna ci sono i giornalisti, a fare chiarezza agli elettori. In televisione, ad esempio, proporrei Luca Giurato.

Se invece vuoi nominare Sasha al GF, INVIA UN SMS ALLO 000, RIPETO 000, che resterà in sovraimpressione per i prossimi sei giorni.
Se non riesci e sbagli numero, il voto sarà comunque valido.
Se sei anziano e non sai fare, ti mandiamo gratuitamente 4 persone a casa ad aiutarti.
Se il cellulare non ce l’hai, puoi mandare una richiesta in carta bollata, un piccione viaggiatore, un messaggio in bottiglia di vetro, o semplicemente un urlo.

Il modo più efficace per sprecare fiato è, da sempre, discutere di politica. A scriverne poi, si sprecano energie, byte e plastica della tastiera. Così oggi ho sospirato, sono caduta nel baratro dei luoghi comuni,  e chiedendo scusa al mio Acer, ho condiviso una riflessione banale. Chiedo venia, ma non ho resistito.

The gentle giant

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Ho sempre trovato incredibile il fascino che i colmi esercitano sui bambini.
Eppure, se la memoria non m’inganna, della capricciosa Margherita, figlia del poco fantasioso pizzaiolo, per poco non avevo il poster in camera.

Giuro di aver smesso, con fatica, da anni. Oggi però mi concedo un’ultima dose, perchè la notizia scotta.

Qual è il colmo per la Microsoft?
Depositare una denuncia contro Google per violazione del diritto europeo della concorrenza.

Che Google non sia un gigante buono, è risaputo.  Altrimenti, almeno nel mio mondo delle favole, non riuscirebbe a stare lì, in piedi, nell’immagine che segue: vacillerebbe, un gigante buono.

Allora lo si accusa di barare: di poggiarsi su dei tacchi, un po’ come  Berlusconi e le sue chiacchierate scarpe.
E come farebbe?

Un mistero che persino io, Hercule Poirot , non potrò mai risolvere.

Naturalmente, è la solita questione di confine tra standard e  monopolio: il cuore della storia di Microsoft.
Google limiterebbe l’accesso a Youtube  (di sua proprietà) agli altri motori di ricerca e ai telefoni Windows Phone 7. Inoltre, contrasterebbe in maniera sleale le piattaforme pubblicitarie concorrenti sui siti web.

Insomma, il marchio più ricco del 2011 (seguito da Microsoft nella classifica di Brand Finance) è accusato di tirare acqua al proprio mulino.
Lo so, si muore d’infarto per molto meno.

Sconvolgente, semmai, è il pulpito da cui parte la predica.
Come se Maradona accusasse Del Piero di doping, così, perchè l’Uliveto è leggermente frizzante.